IL VOLTO, LA LUCE, LA FEDE

Testo: Mons. Virginio Sanson
Dal catalogo della mostra

Il 22 febbraio scorso la pittrice A. M. Trevisan, che in questa mostra espone le ultime tappe del suo creare artistico religioso, ha installato una nuova Via Crucis nella chiesa storica di Lonigo e ora qui ne espone una seconda del tutto simile: due opere sorelle nell’invenzione e nello stile, nate recentemente da un’unica urgenza espressiva.

La Via Crucis rappresenta un esempio di pietà popolare a sfondo biblico, come testo scritto-proclamato della parola di Dio e della preghiera, come figura-immagine e come azione del camminare e del commuoversi, al centro della quale sta il rilievo assoluto del corpo di Gesù e della sua Croce, che cammina, cade, è crocifisso e muore, e del corpo del fedele (Maria, la Veronica, il Cireneo, le donne) che cammina e muore con Lui.

Nella Via Crucis l’evento cristologico e l’atto devoto del discepolo sono considerati insieme e inseparabilmente. Vi è il riferimento ad un ‘oggetto’ (il ‘quadro’) che media questa inseparabilità rinviando ad una attuazione esistenziale: è l’immagine raffigurata che rinvia e a sua volta costringe ad un percorso chi la contempla. La Via Crucis si dà dunque come caso emblematico e sintetico nel quale si possono riconoscere, distinte e intrecciate, una componente ‘spirituale/religiosa’, una componente ‘artistico/poietico’ e una componente ‘affettivo-morale’.

Nell’intreccio delle tre è particolarmente significativo il legame con la tematica del corpo, che consente di articolare e di elaborare una fenomenologia delle forme affettive del sentire e del vivere con le forme o figure della devozione. Questi tre livelli, quello teologico-spirituale, quello figurativo-estetico e quello affettivo-morale, insieme determinano la singolarità della devozione e dell’‘esercizio’ della Via Crucis .

Fermiamo ora la nostra attenzione sul medium della componente figurativo-estetica. Nelle Via Crucis della pittrice A.M. Trevisan l’immagine si ipercentra e si concentra sempre nello snodo centrale dell’azione, super focalizzata sempre sul volto di Gesù o al massimo sul suo mezzobusto, che si trova al centro di un intreccio di mani, di sguardi, con la croce come supporto dell’azione stessa, abbracciata e trattenuta come sostegno o come peso, al punto che a volte non si può decidere se sia il Cristo a portare la croce grossa e pesante, o se sia la croce a sostenere il Signore. La sostanziale monocromia di tenore ocra, a volte declinante verso il grigio terreo della morte, simbolo della realtà umana umile, terrena, di Gesù, è spesso ombreggiata da rapide, forti pennellate di rosso-sangue, simbolo del vivo martirio divino e insieme regale del Signore. Le configurazioni delle immagini sono essenziali, quasi scolpite, per traslucere in modo più immediato ed espressivo i sentimenti profondi di Gesù e dei pochi personaggi che l’affiancano o lo incontrano con lo sguardo e nell’intreccio serrato delle loro mani.

Le mani sono il simbolo della relazione fisico-affettiva, dell’azione e dell’operosità. Le mani di Gesù, quasi sempre stringono e abbracciano la croce, come un affidarsi al proprio destino voluto dal Padre. A volte, affondano sulla terra come appoggio ultimo nelle Cadute. Soltanto nella Deposizione e nella Sepoltura le mani e le braccia, fisicamente inermi, si intrecciano cadenti con quelle della madre in una comunione di attiva, amorosa passività alla volontà del Padre celeste.

Gli occhi, peraltro quasi sempre socchiusi e profondi, vogliono suggerire un’intuizione nebulosa del mistero, come nella nube luminosa della Trasfigurazione, che illumina velando. L’interiorità di Gesù è infatti profondissima, sia a livello umano che divino, e non può perciò essere colta con evidenza visiva, ma solo intuita nel trapasso della luce taborica della fede.

Tutte le scene sono costruite su Gesù, in una condensata solitudine con se stesso e con il Padre. C’è una presenza sfumata della Veronica, icona dell’anima cristiana che desidera essere impressa dall’immagine del suo volto; c’è il volto e la mano dell’uomo di Cirene che lo sostiene con la sua croce, uomo dal volto giovanile quasi imberbe, generoso e premuroso. E poi due abbozzati profili di donne fra quelle che l’incontrano sulla via del Calvario, angosciate e interroganti, a fronte di un volto di Gesù straordinariamente consapevole e deciso. E c’è soprattutto il volto della Madre Maria, nei momenti dell’incontro angosciato sulla via della croce, e poi partecipe e assorta nella Deposizione dalla croce-Pietà con gli occhi aperti verso la fiducia nella resurrezione, e infine, nella Deposizione nel sepolcro, mentre sostiene dolcemente il corpo morto del Figlio.